Le basi della meditazione

Lo scopo della meditazione è realizzare il cambiamento e affrontare i nostri problemi fondamentali. La vera meditazione si basa sui fatti, è focalizzata sui fatti. La meditazione non è molto utile se riguarda semplicemente credenze e teorie. 

Quando osserviamo l’umanità e guardiamo questo mondo, vediamo tanti problemi, tanta sofferenza e tante cose che sembrano impossibili da comprendere o cambiare. La quantità di sofferenza che vediamo nell’umanità, che vediamo nel mondo, è davvero opprimente. La vera meditazione fornisce un modo di lavorare per cambiare le cose. 

Affinché la nostra spiritualità sia davvero efficace, deve basarsi su fatti pratici ed essere focalizzata sull’eliminazione della sofferenza. 

Dobbiamo affrontare i problemi fondamentali che ci troviamo di fronte, non solo come individui, ma come società. Se la nostra pratica spirituale non riesce a risolvere alcuni di questi problemi o almeno a comprenderli, allora la nostra pratica spirituale è inutile. 

La spiritualità genuina trasforma efficacemente l’individuo, che può poi aiutare gli altri.

Dobbiamo capire come usare la nostra spiritualità a beneficio non solo di noi stessi, ma delle altre persone. Questa è la base da cui partiamo in questa tradizione. 

Si comincia con l’osservazione dei fatti. Non credenze, non teorie. 

La vera meditazione e la vera spiritualità iniziano dai fatti.

Il primo requisito è molto difficile per alcune persone. Tutti noi abbiamo a cuore credenze, idee e teorie e desideriamo che la vita e la spiritualità siano in un determinato modo. Tutti noi abbiamo idee religiose o spirituali e idee su chi siamo come persone, o su come sia la nostra cultura, o società. Abbiamo tutta un’enorme collezione di credenze. Ma, nonostante le nostre teorie, credenze, e idee, soffriamo.

Se vogliamo davvero affrontare la nostra sofferenza, se vogliamo davvero cambiarla, la prima cosa che dobbiamo essere disposti a fare è mettere da parte le convinzioni, le idee e le nozioni che abbiamo su noi stessi e sul mondo. Dobbiamo mettere da parte tutto ciò che non possiamo dimostrare. Invece, dobbiamo decidere di occuparci solo dei fatti: fatti osservabili, fatti ripetibili.

Se ci pensi e lo analizzi, ti renderai conto che ciò costituisce una base molto potente per la tua vita spirituale. Se credi in qualcosa e non puoi dimostrarlo, potresti passare la vita a credere in qualcosa che non è reale. Questo è lo spreco di una vita intera. Non sarebbe meglio seguire l'approccio che tutti i grandi maestri hanno dato, ovvero perseguire solo ciò che si può dimostrare attraverso la propria esperienza? Tutte le grandi tradizioni hanno questo nelle loro scritture e insegnamenti, ma le persone lo mettono da parte. Le persone preferiscono semplicemente “credere”, perché è più facile, confortante e non richiede alcuno sforzo. Tutti vogliono adottare una teoria, una credenza, o un modo di comportarsi per la propria redenzione, la propria salvezza dalla sofferenza. Ma non possono dimostrare che le loro credenze li libereranno.

Noi preferiamo occuparci dei fatti. E sì, ci sono fatti spirituali che tu puoi provare con la tua stessa esperienza, ma come ogni scienza, devi procedere passo dopo passo, scientificamente, e mettere da parte teorie e credenze.

Quindi l’osservazione dei fatti è il punto da cui dobbiamo iniziare se vogliamo sviluppare un’effettiva vita spirituale ed un’effettiva pratica di mediazione.

Questa è la prima base importante di una pratica di mediazione efficace: focalizzarsi sui fatti.

La seconda base importante è la coscienza.

Abbiamo bisogno di sapere che cos’è la coscienza in noi stessi, e come utilizzarla di momento in momento.

Osservare i fatti significa che dobbiamo percepirli chiaramente. La coscienza è la base della percezione. Se non possiamo essere nella posizione di osservare un fatto, allora non possiamo diventarne coscienti. Questa è una base fondamentale e importante di qualsiasi ricerca spirituale.

La coscienza è anche alla base di una comprensione genuina. Una volta che abbiamo percepito qualcosa, possiamo iniziare a capirla. Con capire intendiamo comprendere, quel tipo di comprensione basata sui fatti, replicabile e assolutamente senza dubbi. Ad esempio, quando provi a essere tagliato da un coltello, hai osservato e capito che il coltello può tagliarti. È una comprensione che non dimenticherai mai perché ne sei pienamente consapevole. Allo stesso modo, lo stesso livello di conoscenza può essere acquisito sulla vita, sulla natura, sulla spiritualità, sulla mente, sul mondo, su Dio, ecc. se usiamo la coscienza nel modo giusto.

Questo significa anche che se non possiamo percepire qualcosa, non potremo mai capirla.

Quindi, la coscienza è la base della percezione e della comprensione. Pertanto, dobbiamo comprendere la coscienza molto bene.

Qualunque vita spirituale autentica si basa sul lavoro con la coscienza.

Ogni essere vivente ha coscienza al suo livello. Ogni atomo, molecola, organo, struttura, organismo ha coscienza, ha vita. Ha la capacità di percepire al proprio livello e di comprendere al proprio livello.

Quindi, in termini pratici, guardiamo ai fatti, a ciò che possiamo confermare da soli. Sappiamo che le piante rispondono al loro ambiente. Possono percepire. Ciò significa che hanno una coscienza a livello di una pianta. Lo stesso vale per gli animali; gli animali hanno coscienza al livello di un animale. E lo stesso vale per noi. Possiamo percepire il nostro ambiente, possiamo diventare coscienti delle cose, possiamo diventare consapevoli delle cose. Quindi abbiamo la coscienza al nostro livello. Ma non ci rendiamo conto che la coscienza è una forza della natura che ha un potenziale infinito.

Chiunque persegua la spiritualità e la religione ha sentito parlare di maestri, buddha, angeli, bodhisattva, tutti i tipi di esseri superiori. Sono esseri che hanno la coscienza al loro livello, che è diverso dal nostro. Tutti questi tipi di esseri superiori un tempo erano esseri umani come noi, ma hanno ampliato la loro coscienza, l'hanno sviluppata, perfezionata e sono diventati capaci di cose che possiamo a malapena immaginare. Abbiamo la capacità di diventare come loro. Ecco perché ci hanno dato le religioni. Siamo semi, non sviluppati, ma con il potenziale per diventare qualcosa di incredibile come Buddha, come Gesù, come Mosè, come tutti quei grandi insegnanti di cui sentiamo parlare, rispettiamo, ammiriamo e desideriamo comprendere. Una volta erano tutti proprio come noi: esseri umani con problemi, esseri umani con una percezione limitata. Hanno lavorato con i fatti della loro vita per cambiare la loro percezione e diventare qualcosa di più grande. Tutti noi abbiamo questa capacità.

Nella tradizione buddista, quel seme in noi è chiamato Tathāgatagarbha. Questo termine può essere interpretato in diversi modi, ma ciò che realmente significa è l’embrione o il seme di un Buddha. È il potenziale per diventare un Buddha. Nelle traduzioni moderne è chiamata “natura di Buddha”. Tutti noi abbiamo quella potenzialità in noi, la natura interiore che può diventare un essere umano pienamente sviluppato, se sappiamo come farlo. In italiano, l'essere umano pienamente sviluppato possiede ciò che viene chiamato anima. Abbiamo il potenziale per avere un’anima umana completamente sviluppata. Coloro che studiano veramente la Bibbia noteranno che Gesù non ha detto che abbiamo un’anima. Ha detto "con pazienza possederete la vostra anima". La vera anima è qualcosa che deve essere sviluppata; abbiamo solo il suo seme, quel seme è la nostra coscienza.

La coscienza è la base dell’apprendimento della meditazione.

La meditazione è un atto di coscienza. La meditazione è uno stato di coscienza. La meditazione è un tipo di percezione.

La meditazione non è una tecnica, non è spaziare o fantasticare, non è un modo per evitare problemi o evitare la vita. La meditazione non significa avere qualche tipo di estasi sensazionale con sensazioni fisiche.

Invece, la vera meditazione è una forma di percezione in cui la coscienza è sveglia, libera da condizionamenti, completamente liberata, semplice, felice, percettiva. La meditazione è una percezione cosciente. Tutti noi percepiamo attraverso gli occhi, il naso, la pelle, le orecchie e la lingua, ma la meditazione non si basa su nessuno di questi sensi; è percezione con un senso diverso, con una portata diversa e una potenza diversa. Ce l’abbiamo tutti, ma è latente, addormentata, non sviluppata.

La coscienza fornisce il seme e la meditazione è lo stato in cui è completamente attivata.

Queste sono due mappe della coscienza.

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Questa con queste dieci sfere disposte secondo uno schema particolare è chiamato Albero della Vita. È la base della tradizione Giudaico-Cristiana, ma la maggior parte delle persone appartenenti a queste tradizioni non conoscono questa mappa perché non è mai stata loro insegnata, anche se è nella Bibbia ed è la base di tutto nella Bibbia.

L'Albero della Vita rappresenta i livelli della natura, livelli che sono intorno a noi e anche dentro di noi. Rappresenta chi siamo da cima a fondo e il nostro rapporto con la natura e il Divino.

La stessa informazione è rappresentata in Oriente da questa immagine chiamata Bhavachakra. Alcuni la chiamano la “ruota della vita” o la “ruota del Samsara”, ma il vero nome è Bhavachakra, che significa “ruota del divenire”.

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Entrambe queste immagini rappresentano la stessa cosa, con un punto di vista leggermente diverso. Se le studiamo entrambe e le confrontiamo tra loro, possiamo imparare molto. La maggior parte delle persone le studia solo in relazione al mondo esterno o in relazione a credenze e teorie, ma il vero significato riguarda noi stessi.

Questi grafici ci aiutano a comprendere il nostro stato d'essere, quello che possiamo chiamare il nostro livello dell’Essere.

Chi siamo come persone? Quali sono le nostre caratteristiche? Quali sono le nostre qualità? Perché la nostra vita è così com'è? Quando studiamo questi simboli, ci aiutano a capire chi siamo e capire chi possiamo diventare. Ecco perché questa è chiamata la ruota del divenire. Si intende comprendere che è in movimento, non immobile, non stagnante, fissa e permanente, ma costantemente in movimento, in costante cambiamento. È una grande ruota e il movimento di quella ruota è prodotto da come ci comportiamo di momento in momento, da come usiamo la nostra coscienza.

Abbiamo tenuto molti corsi su questi simboli. Ve li presento oggi, così che possiate farvi un'idea; poco a poco ne parleremo di più.

Entrambi rappresentano stati di coscienza e l'infinita capacità o potenziale della coscienza da sviluppare.

Sull'Albero della Vita vediamo un flusso di sephiroth (plurale), il cui singolare è sephirah; quella parola significa letteralmente “gioiello, gemma”. Se hai studiato il Libro dell'Apocalisse, hai letto dell'Albero della Vita e delle bellissime pietre preziose che adornano gli esseri ben sviluppati.

Le sephiroth rappresentano livelli di coscienza, livelli di potenziale sviluppo. Rappresentano mondi o dimensioni e allo stesso tempo rappresentano livelli della nostra anima, spirito, psiche, ecc.

Nelle sephiroth sono rappresentati tutti gli esseri che esistono in natura, in tutti gli infiniti universi, in tutti gli infiniti livelli della vita, dal subatomico al macrocosmico.

I livelli più bassi sono quelli che possiamo chiamare i regni infernali. Quei regni infernali esterni corrispondono ai nostri inferni interni: il nostro subconscio, i nostri traumi nascosti, desideri, concupiscenze.

La più bassa delle dieci sephiroth è Malkuth, che significa “il regno”, di cui Gesù ha parlato molto. Rappresenta la fisicità, il mondo fisico esterno e il nostro corpo fisico qui e ora.

Sopra Malkuth vediamo molte più sfere; quelli sono tutti livelli superiori. Possiamo chiamarli paradisi o nirvana, livelli di esistenza altrettanto reali come questo, ma più sottili. Più raffinato. E ad una vibrazione più elevata della natura. Quei paradisi fuori di noi corrispondono a livelli sottili e puri della coscienza dentro di noi.

Tutti noi abbiamo sperimentato sia i livelli superiori che quelli inferiori, ma non ce ne rendiamo conto. Li sperimentiamo attraverso i nostri sogni. Tutte le Scritture sono piene di storie di persone che escono dal corpo e vanno qua e là. Hanno visioni ed esperienze diverse. Ci sono storie di persone che attraversano i mondi inferiori, come La Divina Commedia di Dante. Tutto ciò è mappato qui in questa immagine.

Tutti questi livelli di esistenza sono dentro di noi. Sono tutti all'interno della nostra psiche. Quei regni infernali sono la nostra infracoscienza, la nostra incoscienza, il nostro subconscio. Quando abbiamo un incubo, siamo nei nostri regni infernali. Stiamo sperimentando quei mondi sommersi dentro di noi. È lì che troviamo la nostra rabbia, paura, lussuria, invidia, avidità, gola, tutte quelle qualità che ci fanno soffrire. Sono dentro di noi. Sono mappate qui su questa immagine.

Nella parte superiore, al di sopra del corpo fisico, ci sono tutti i paradisi, le virtù, le belle qualità che possiede la nostra coscienza, come la generosità, la pazienza, l'amore cosciente, la capacità di sacrificarsi per gli altri, la diligenza, la capacità di lavorare sodo. Tutte le virtù che fanno naturalmente parte della coscienza libera e incondizionata sono rappresentate in quella parte di immagine.

Troviamo lo stesso rappresentato sul Bhavachakra. Questa grande ruota rappresenta gli stessi regni, solo in un altro modo. I regni inferiori sono i mondi inferiori, mentre i regni superiori sono sopra.

Questi simboli rappresentano il nostro stato psicologico.

Ciò che sto descrivendo è stato insegnato per secoli. Non stiamo dicendo nulla di nuovo. Ma il modo in cui viene insegnato è cambiato nel corso dei secoli e in base al livello di insegnamento a cui lo studente ha avuto accesso.

La maggior parte delle persone che studiano meditazione e spiritualità oggi conoscono solo i livelli superficiali e pubblici. Possiamo chiamarlo il livello introduttivo degli insegnamenti. Nel Buddismo ci sono buone parole per questo: Sutrayana o Shravakayana, che si riferiscono a un livello pubblico di insegnamento di cui puoi sentire facilmente parlare. Ne senti parlare dai tuoi amici e dalla tua famiglia, ne senti parlare dai libri e nelle librerie. Al giorno d'oggi se ne sente parlare su internet, in TV, nei video. Tutto questo tipo di materiale è facile da ottenere ed è abbastanza comunemente noto.

Questi simboli e strutture vengono insegnati nei livelli introduttivi dell’insegnamento. Se vai in qualsiasi monastero buddista troverai immagini di questa ruota e immagini come questa che si riferiscono alla meditazione. È molto facile da trovare perché è un livello di istruzione introduttivo.

Ora è molto facile trovare istruzioni di meditazione, libri, video, lezioni. E poiché è così comune adesso, tutti pensano di sapere cos’è la meditazione, perché hanno ascoltato l’aspetto introduttivo.

Il livello pubblico delle istruzioni spirituali è “essoterico”. Ciò significa che è disponibile esternamente, pubblicamente disponibile, facile da trovare, qualcosa di cui puoi sentire parlare per strada. Ma questa non è la somma totale di ciò che è la meditazione o di ciò che è la spiritualità. Pensare che la meditazione sia solo ciò che la gente dice al bar o all'angolo della strada sarebbe come pensare che sapendo come prendere una pillola per il mal di testa, ora sai tutto sull'essere medico. Sarebbe assurdo! Eppure oggi è così con la meditazione: le persone che conoscono solo le cose basilari pensano di essere esperte. In realtà la meditazione è una scienza molto profonda, molto precisa.

Il secondo livello di istruzione può essere chiamato intermedio o mesoterico. Nel Buddismo è chiamato Mahayana, il “veicolo maggiore”, che è un gradino sopra il veicolo introduttivo. Questo è un tipo di istruzione che generalmente si ottiene una volta che si è già sviluppata una certa abilità con le tecniche introduttive, gli insegnamenti introduttivi.

Il terzo livello è il livello esoterico o protetto. Nel Buddismo lo chiamano Tantrayana, Mantrayana, Vajrayana, ecc. Tradizionalmente, questo livello di conoscenza viene dato solo a coloro che hanno la capacità di gestirlo in modo efficace, quindi devono prima aver dimostrato le proprie capacità.

Questi tre livelli esistono in ogni religione, storicamente parlando. Sono stati chiamati:

  1. Pubblico: Apprendisti, laici (Sutrayana)
  2. Privato: Compagni o lavoratori, anziani (Mahayana)
  3. Segreto: Matestri, sacerdoti, sacerdotesse (Tantrayana)

Al giorno d'oggi la maggior parte delle religioni e della maggior parte delle tradizioni hanno perso le differenze tra queste strutture e, di fatto, hanno scartato o perso gran parte della conoscenza che un tempo possedevano.

Nella nostra tradizione studiamo e insegniamo tutti e tre questi livelli.

Il nostro interesse centrale è il modo in cui sono pratici. Non abbiamo alcun interesse nel dibattito, nella teoria o nella fede. Nessuno. Non ci interessa ciò in cui credi. Puoi credere a tutto quello che vuoi. Se vuoi credere che parte della popolazione di questo pianeta sia composta da lucertole provenienti da un altro pianeta, sei libero di crederci. Non ci interessa affatto quello in cui credi. Le credenze non fanno differenza. Non importa ciò in cui crediamo o quali teorie abbiamo. Ciò che conta è il modo in cui usiamo la nostra coscienza momento per momento: questo crea la nostra qualità di vita. Questo crea il nostro livello dell’Essere.

Quando studiamo e insegniamo la meditazione qui, usiamo tutti e tre questi livelli, perché sono importanti. E sono diversi l'uno dall'altro.

Nel livello Sutrayana, il livello introduttivo, lo studente apprende l'etica di base, le pratiche di concentrazione di base, le pratiche di rilassamento, gli esercizi di respirazione, magari alcune preghiere e mantra. Si tratta di una gamma di strumenti semplici, pratici e limitati, pensati per aiutare lo studente a raggiungere una quiete e un modo di essere sereno, essenziali per poter passare a tecniche più avanzate.

In questo primo livello di istruzione generalmente ciò che una persona impara è come stabilizzarsi psicologicamente, come diventare calmo, come diventare sereno, come sviluppare l'equanimità. Si imparano pratiche come concentrarsi, rilassarsi, osservare. Pratiche che sono essenziali. Avviano il processo di apprendimento della meditazione. Ogni meditatore ha bisogno di sapere queste cose. Impara ciò che causa tensione, squilibrio, sbilanciamento, dolore, sofferenza nella mente, nella coscienza, nel cuore e nel corpo.

Nel livello introduttivo gli studenti imparano anche quella che viene chiamata etica. Puoi anche chiamarlo karma o, ancora meglio, causa ed effetto.

La persona nel livello introduttivo di istruzione apprende come i suoi comportamenti portano a conseguenze; azioni specifiche portano sempre al dolore, allo scontento, alla tensione, ecc. Sono molto legate alla nostra liberazione, al nostro comportamento e allo stato individuale dell’Essere.

Tradizionalmente, quando uno studente aveva già imparato attraverso l'esperienza come le sue azioni creano sofferenza e aveva iniziato a cambiare modificando i propri comportamenti, poteva quindi essere introdotto al livello di istruzione successivo (se disponibile).

Il secondo livello di istruzione riguarda più le altre persone che se stessi. È più focalizzato sul ridurre la sofferenza degli altri.

Il secondo livello di insegnamento (Mahayana) si basa sulla comprensione sviluppata nel primo livello; avendo visto attraverso il primo livello di allenamento come i nostri comportamenti creano sofferenza, ora comprendiamo che tutti gli altri soffrono allo stesso modo. Inoltre, i nostri comportamenti fanno soffrire anche gli altri. Pertanto, lo studente inizia a spostare l’attenzione dal proprio beneficio e liberazione personale verso il cambiamento del proprio comportamento al fine di avvantaggiare gli altri. Questo livello è dove le virtù iniziano veramente ad emergere in una persona, dove l’altruismo, la generosità, l’amore e la pazienza diventano più coinvolti, e l’interesse personale viene indebolito.

Tradizionalmente, quando si vedeva che una persona lavorava seriamente in quel modo, vivendolo davvero, poteva essere introdotta al livello avanzato (se disponibile).

Il terzo livello di istruzione è chiamato Tantrayana, Mantrayana, Vajrayana e altri nomi nel Buddismo. È un livello di istruzione che è stato protetto, isolato e per una buona ragione.

Coloro che stavano prosperando nel secondo livello di istruzione, abbandonando veramente l’interesse personale, vivendo invece per il beneficio degli altri, potevano essere introdotti a metodi più adeguati, efficaci e potenti per espandere ancora di più la loro capacità di altruismo e le loro capacità spirituali.

Quindi se guardi questi tre livelli, vedi uno spostamento del focus.

All’inizio siamo tutti molto preoccupati per noi stessi, come lo siamo tutti adesso. Tutta la nostra attenzione, sforzo ed energia riguardano “me, me stesso, la mia sofferenza, la mia vita. Voglio questo e non ce l'ho. Ho questo problema e voglio liberarmene”. È tutto su di me." Questo è lo stato dell’umanità. È tutta una questione di “io”.

La vera spiritualità e la vera meditazione guidano la persona nei fatti pratici, per imparare che quando distogli l’attenzione da te stesso e diventi più consapevole e attento ai bisogni degli altri, non solo aiuti le altre persone, ma la tua stessa sofferenza si riduce. Ti rendi conto che le cose che pensavi fossero così importanti, così dolorose e terribili nella tua vita, in realtà non hanno alcun significato in confronto alla sofferenza degli altri. È vero che gli altri soffrono molto più di noi. Prendendone coscienza e contribuendo a cambiarlo, la nostra vita spirituale cambia radicalmente.

Questo cambiamento di atteggiamento è il punto essenziale di questi tre livelli. Ogni livello fornisce gli strumenti per aiutare una certa mentalità e prospettiva. Ogni livello è importante e ha il suo posto.

Alcune persone vedono questi tre livelli e pensano: “Voglio saltare tutte quelle cose iniziali e arrivare direttamente agli insegnamenti segreti. Voglio passare direttamente alla conoscenza esoterica e saltare tutta quella roba noiosa da principiante”. Quelle persone sono sciocche, arroganti e creeranno solo sofferenza a se stesse e agli altri.

Questi tre livelli funzionano come uno solo. Costituiscono una struttura essenziale. Perché la nostra vita spirituale abbia successo, abbiamo bisogno di una formazione a tutti e tre i livelli.

Qui formiamo gli studenti in tutti e tre i livelli contemporaneamente. C'è poco tempo. L’umanità non ha tempo adesso per allenarsi per delle vite e spostarsi gradualmente attraverso i tre livelli. Le porte per ricevere una formazione approfondita sono state aperte. Non è ne’ facile ne’ per tutti, ma almeno la possibilità c'è, per coloro che la vogliono.

In accordo con i principi dei tre livelli di istruzione, anche la pratica di meditazione ha tre livelli.

Nel livello introduttivo, oltre ad imparare l’etica, che richiede una consapevolezza costante di se stessi, lo studente impara a rilassarsi e concentrarsi. Questo stabilizza il suo stato psicologico. In termini di pratica di meditazione, impara soltanto la concentrazione, come ripetere un mantra, osservare il respiro, ripetere una preghiera, fissare un simbolo o un punto, ecc. Tutti questi sono esercizi per concentrare l’attenzione, e sono necessari.

In molte tradizioni, nel livello iniziale, agli studenti viene detto di evitare assolutamente l’immaginazione, perché prima devono imparare la concentrazione.

Al livello successivo, il livello intermedio, in alcune tradizioni vediamo che si inizia ad insegnare agli studenti come usare l’immaginazione come parte della loro pratica di meditazione.

Poi nel livello avanzato, l’immaginazione diventa più importante. Qui, concentrazione e immaginazione diventano completamente legate, e sono conosciute con il nome di Shamatha e Vipashyana (calma permanente e visione profonda).

Qui, guidiamo gli studenti attraverso tutti e tre i livelli.

Al livello più base, insegnami agli studenti a concentrarsi, diventare sereni, ad avere una stabilità meditativa, che è l’aspetto della concentrazione. Insegniamo anche come controllare l’altro potere della della coscienza, che è la percezione, non solo con i sensi, ma anche con l’immaginazione.

La parola “immaginazione” ha una brutta reputazione ai giorni nostri. Pensiamo che l’immaginazione non sia reale, o qualcosa di finto. Ma non lo è.

Alcuni secoli fa, alcune persone che studiavano questo tipo di materiale volevano mantenerlo segreto, ed inventarono quindi una nuova parola per nascondere che stavano studiando l’immaginazione. La chiamarono “chiaroveggenza”. Che significa “vedere chiaramente”. La chiaroveggenza è immaginazione. È la stessa cosa. In Sanscrito, è il Vipashyana, che significa semplicemente “vedere le cose per come sono”.

Nella nostra cultura moderna, disprezziamo l’immaginazione, ma allo stesso tempo siamo affascinati da persone come Beethoven, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Einstein. Sapete come hanno fatto quello che hanno fatto? Ognuno di loro l’ha detto: con il potere dell’immaginazione. Sapete come i grandi artisti hanno creato le loro opere? Hanno chiuso i loro occhi fisici ed hanno guardato con i loro occhi interiori. In questo momento la maggior parte di noi, quando chiude gli occhi fisici, non vede niente. Ma esiste un senso lì.

Quando eravamo bambini, avevamo potere di immaginazione in abbondanza. Potevamo immaginare in un attimo interi mondi e grandi storie, immensi drammi epici in cui giocare. Eravamo così felici coinvolti in quell’attività, perché stavamo il potere della coscienza, ma certamente, come lo usano dei bambini. Ma qui sta la chiave: lo stesso potere della coscienza è ciò che un Maestro o un Buddha usa per investigare i fenomeni della natura. È esattamente lo stesso strumento, ma invece di essere al livello di un bambino, è al livello di un Buddha. Abbiamo quella capacità. Abbiamo solo bisogno di svilupparla.

Questo è ciò che insegniamo: come utilizzare la concentrazione combinata all’immaginazione. Quando le unisci, puoi accedere ad una porta dentro te stesso. Quella porta è chiamata meditazione. È una porta attraverso la quale puoi percepire al di là dei sensi fisici. Non è immaginaria. Non è fantasia. È reale. È dentro ogni essere vivente. Ci siamo solo condizionati così profondamente con cattive abitudini che abbiamo perso la capacità di farlo. Ma possiamo recuperarla.

Lo stato di meditazione ci dà accesso ad una profonda saggezza o comprensione, ciò che in Sanscrito viene chiamato Prajna. Quella parola tradotta liberamente significa “saggezza”. Più accuratamente, significa conoscenza (-jna) superiore (pra-) o al di sopra del livello comune.

Prajna è un tipo di conoscenza molto profonda. È qualcosa che va ben oltre le citazioni intelligenti e le banalità di una cosiddetta persona saggia. Questa parola in Sanscrito è chiamata Paramita, che significa “perfezione”. È una qualità della coscienza. È una qualità dell'essere.

Quando studi, ad esempio, gli insegnamenti di Gesù, Buddha, Krishna, Padmasambhava, Milarepa, Mosè, Salomone, o qualsiasi grande maestro, puoi vedere la loro profonda saggezza. La sola cosa che Salomone voleva da Dio era la saggezza. Quando ricevette il dono della saggezza, era Prajna, che in ebraico è la parola Chokmah, un sefirot in cima all’albero della vita. Chokmah è una qualità della coscienza, un tipo di percezione che vede la realtà. Non è confusa. Non diventa filtrata da qualcosa nella mente. Vede cos’è veramente. È la percezione di un Buddha, un maestro, un profeta, un angelo.

Prajna / Chokmah è il tipo di percezione che ha permesso al Buddha Shakyamuni di capire le cause della sofferenza e di insegnarle agli altri. È da lì che è nato tutto il Buddhismo.

Prajna / Chokmah è il tipo di saggezza e percezione che aveva Gesù, quando è stato capace di affrontare le incredibili difficoltà che ha dovuto affrontare ed aiutare così tante persone. Lo stesso vale per Krishna, Mosè, ecc. Tutti loro avevano questa percezione profonda della realtà.

Abbiamo il potenziale per accedervi in noi stessi. Per raggiungerla, abbiamo bisogno di utilizzare il Samadhi.

Il termine Samadhi può essere interpretato in molti modi, ma quello che significa essenzialmente è uno stato della coscienza che non è condizionato da nessun ego, nessun difetto o oscuramento psicologico. In altre parole, è uno stato di nirvana o liberazione, dove noi come anima, coscienza, natura di Buddha, siamo completamente incondizionati, non affetto da rabbia, paura, orgoglio, ecc. Sperimentiamo la nostra vera natura, liberata.

Quando impari a meditare veramente, lo puoi sperimentare. È uno stato dell’essere, uno stato di coscienza, e ci sono livelli e livelli e livelli di Samadhi.

Raggiungere il Prajna, la profonda saggezza, è possibile solo attraverso il Samadhi. Attraverso la coscienza estratta dai condizionamenti, soprattutto dai nostri difetti. La coscienza può comprendere la realtà, la verità, solo se viene prima estratta dai difetti e le screpolature che filtrano la nostra percezione. Se la nostra percezione è influenzata da rabbia, orgoglio, lussuria, ecc. è impossibile vedere la verità, la realtà. La liberazione dai difetti può essere temporanea, come per un momento durante la nostra pratica di meditazione, o può essere permanente, distruggendo tutti i difetti che abbiamo dentro di noi.

L’albero della vita rappresenta il nostro corpo fisico alla basa (Malkuth). La nostra coscienza, che discende dal nostro Essere Interiore, è qui ed ora nel nostro corpo fisico. Siamo qui, percependo consapevolmente (spero!).

Siamo coscienti di ascoltare e studiare questo materiale, ma la nostra coscienza è condizionata dal nostro corpo fisico, dai cinque sensi. Inoltre, è condizionata anche dalla psicologia che abbiamo in questo momento, dalla tendenza della mente di pensare, ed essere distratta dalle emozioni che possono emergere in noi. Possiamo provare paura, aspettative, eccitazione, o qualunque altra qualità motiva che condiziona la nostra coscienza. Ogni strato di condizionamento limita la capacità della coscienza di percepire la verità. Ogni condizionamento filtra la nostra percezione. Se venissimo a lezione sentendoci arrabbiati, sentiremmo e vedremmo tutto attraverso la rabbia. Se venissimo a lezione sentendoci impauriti—magari abbiamo una situazione nella nostra vita che causa paura in noi—sentiremmo quella paura o ansia per tutto il tempo, sentiremmo la lezione solo attraverso la paura. Non sentiremmo la lezione per come è tenuta veramente, ma sentiremmo solamente come la paura interpreta quello che ascolta. La nostra percezione sarebbe condizionata. Questo non è uno stato di Samadhi. È uno stato di condizionamento.

Imparare a meditare significa imparare a portare via la coscienza da tutto quel condizionamento.

Ecco come si fa: non si insegue il Samadhi né si prova a provocarlo. Piuttosto, ci focalizziamo sulla rimozione di ciò che lo impedisce. Quando le condizioni limitanti sono rimosse, il Samadhi avviene naturalmente, spontaneamente, senza sforzo.

Chiunque può farlo. Ma per farlo devi vedere il condizionamento. Devi essere in grado di riconoscerlo per quello che è, e dopo estrarre la coscienza da esso.

Se ti senti arrabbiato o frustrato, devi essere capace di vedere la rabbia e dire: “OK, mi sento arrabbiato, devo solo rilassarmi e lasciarla andare”. Se ti rilassi veramente, la rabbia si placherà. Non cessa di esistere, ma cessa di condizionare la la tua percezione in quel momento.

Lo stesso vale per ogni altro fattore di condizionamento, incluso il corpo fisico. Dobbiamo diventare consapevoli del corpo, poi estrarre la coscienza da esso, lasciandolo lì senza porvi attenzione. Poi facciamo lo stesso con la psiche che condiziona la nostra percezione. Se impariamo a farlo nel modo giusto, la coscienza può essere tirata fuori da tutto quel condizionamento e quindi sperimentare la realtà: il sefirot sopra Malkuth, quello che possiamo chiamare “nirvana” o “paradisi”. L’esperienza potrebbe non essere come vedere gli angeli e i Buddha. Potrebbe essere semplice come un sentimento profondo di essere liberi, felici, contenti e sereni, ma una felicità inconfutabile, che—incidentalmente—è lo stato naturale, incondizionato della nostra coscienza.

Quando la coscienza è libera dal condizionamento, è perfettamente serena. Spontaneamente, naturalmente, da sola. È felice, gioiosa, amorevole, paziente. Ha in sé tutte queste virtù. Questo è il suo stato naturale. Essere stressati, arrabbiati, tesi, e impauriti è innaturale.

Quindi, la tecnica di meditazione che impariamo non è forzare la mente ad essere quieta o imporre su di essa qualche forma di falsa serenità. Invece, riconosciamo tutti i fattori condizionanti che inibiscono il suo stato naturale, e ci liberiamo di essi. Quando il processo è completo, la coscienza si ligerà spontaneamente, naturalmente, automaticamente, da sola, senza nessuno sforzo. Senza nessuna fatica.

Quindi, in questo senso, possiamo dire che la meditazione in realtà è molto semplice. Si tratta solo di imparare a rilassarsi fisicamente e psicologicamente. Ecco come possiamo accedere al Samadhi.

Chiamiamo il Samadhi “estasi”, perché è un estasi dell’anima, del cuore, non del corpo. È l’estasi dell’essere ciò che siamo veramente.

Possiamo anche chiamare il Samadhi “Eden”, che è una parola ebraica che significa “beatitudine”. Nella Bibbia, Adamo rappresenta lo stato della coscienza puro, primordiale, felice e beato, capace di vedere il divino. Attraverso il desiderio, quello stato è andato perduto.

Raggiungiamo il Samadhi—ritorniamo nell’Eden— attraverso Sila.

Questi tre termini—Sila, Samadhi e Prajna sono i Tre Addestramenti Superiori del Buddismo.

Sila è Etica. La ragione per cui la nostra mente è nello stato in cui si trova, la ragione per cui soffriamo, dipende dal nostro comportamento. Sila, Etica, è come cambiarlo. Samadhi è il risultato. Dal Samadhi possiamo poi acquisire Prajna, saggezza.

Se vogliamo veramente sperimentare l’estasi dell’anima, sapere veramente cos’è la meditazione come stato di coscienza, possiamo. L’ Eden, Samadhi o estasi è lo stato naturale della coscienza. Non la sperimentiamo perché i nostri comportamenti ce lo impediscono.

La rabbia è un semplice esempio. Quando ti arrabbi, tutto il tuo modo di percepire viene filtrato da quella rabbia. Tutto ciò che vedi, senti, pensi e senti è dettato dalla rabbia. La rabbia è un fattore condizionante; provoca sofferenza. Soffriamo e poi vogliamo che anche gli altri soffrano. Questa è una mancanza di consapevolezza. È uno stato di condizionamento che provoca dolore. Quando siamo in quello stato, il Samadhi è impossibile, così come la saggezza, Prajna. Quando siamo condizionati dalla rabbia non riusciamo a vedere la realtà. Lo stesso vale per tutte queste altre qualità che tutti abbiamo in abbondanza: orgoglio, invidia, gelosia, paura, lussuria, gola, avarizia, ecc.

Tutti noi abbiamo molto di tutto questo. Ecco perché soffriamo.

Se impariamo a osservare i fatti dei nostri comportamenti, iniziando ad abbandonare quelli dannosi e ad adottare quelli benefici, possiamo cambiare le cose. Possiamo ribaltare la situazione. Quindi, l’etica è la porta d’accesso alla meditazione.

Tutti abbiamo tutto questo, molto. Ecco perché soffriamo.

Se impariamo a osservare i fatti dei nostri comportamenti, iniziando ad abbandonare quelli dannosi e ad adottare quelli benefici, possiamo cambiare quella situazione. Possiamo ribaltare la situazione. Quindi, l’etica è la porta d’accesso alla meditazione.

Sila significa “tendenza, abitudine, costume, modo di vivere o di agire, forma, uso, virtù o pratica”.

Ci sono molti modi di interpretare la Sila. Preferisco non usare la parola moralità, che è il modo in cui molte persone la traducono. La moralità è completamente soggettiva. Ciò che è morale in questo paese, è immorale in un altro paese. Ciò che è morale in questa cultura, è immorale in un’altra cultura. Ciò che le persone di un determinato gruppo considerano morale, noi lo consideriamo immorale. Quindi la moralità e l'immoralità sono completamente soggettive e non hanno nulla a che fare con le leggi della natura.

L'etica invece è oggettiva; è universale. La violenza è dannosa. La rabbia è dannosa. Questo è universale. L'egoismo è dannoso. Questo è universale. Quindi questo è ciò che intendiamo per etica.

Sila significa conoscere le nostre tendenze, abitudini, costumi, modi di vivere, riconoscere quelli che fanno soffrire noi e gli altri e iniziare a cambiarli. È così che iniziamo ad imparare a meditare.

Quindi la prima cosa è iniziare a osservare noi stessi, continuamente, ed essere onesti con noi stessi riguardo a ciò che vediamo.

Allo stesso tempo, iniziamo anche ad utilizzare tecniche per iniziare a calmarci, per rilassarci e concentrarci.

Questa immagine ci fornisce una mappa che ci guida nei nostri sforzi per imparare a concentrarci. Serve per la pratica di concentrazione preliminare. La studieremo per tutto il resto del corso.

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Questo dipinto è visibile nei monasteri buddisti tibetani di tutto il mondo. Tutti i praticanti del buddismo tibetano imparano questa mappa. Delinea in modo visivo il processo di apprendimento per calmarsi, rilassarsi, concentrarsi e avere serenità.

Ci sono nove stadi fondamentali.

All'inizio di questo sentiero, in basso a destra vediamo un monaco che insegue un elefante trainato da una scimmia. Quella scena rappresenta lo stato psicologico di un principiante. Gli animali rappresentano la nostra mente, che è fuori controllo e corre dietro ai desideri. L'elefante rappresenta la pesantezza e l'ottusità della nostra mente. La scimmia rappresenta quella volubilità e volubilità della mente che non sta mai ferma, ma salta sempre da una distrazione all'altra, continuamente. Osserva i tuoi pensieri: puoi fermarli? Imparando a meditare, impari ad avere una mente libera dai pensieri. Poi c'è serenità, pace e contentezza.

Se vogliamo seriamente cambiare la nostra vita, dobbiamo inseguire l’elefante e la scimmia e catturarli. Questo è ciò che facciamo attraverso le nostre pratiche preliminari.